La propensione al rischio, e soprattutto la percezione dei rischi saranno i driver fondamentali nella cosiddetta “fase due” post Covid-19. Chi prenderà, in questo quadro a tinte fosche, la via della spinta al cambiamento?
Come ReHoRé ha recentemente messo in evidenza, la reazione durante il post Covid-19 sarà sostanzialmente distinguibile in due atteggiamenti che rappresentano due vie, due approcci differenti:
La resistenza al cambiamento, perseguita da chi crede che il sistema attuale sia ancora il migliore possibile. Oppure da chi ha paura del cambiamento e vuole ritrovare certezze tipiche del sistema odierno.
La spinta al cambiamento sarà perseguita da chi crede che il sistema attuale non sia più in grado di garantire un futuro prospero ed equo. Da coloro che credono sia arrivato il momento di scardinare regole obsolete, e che si ritengono capaci di abbracciare la resilienza.
Se in Europa e anche in Italia prevarrà la spinta al cambiamento, allora è probabile che i governi incominceranno a lavorare insieme per modificare anche le regole inique di questo sistema. Se prevale questa logica, ci troveremo in uno scenario destinato al lungo periodo e completamente nuovo, con i rischi che questo comporta ma anche con la forza di un entusiasmo che in Europa non si vede da decenni. Questa via è indubbiamente la più coraggiosa e ha dei grandi pregi, così come dei grandi rischi.
Il primo pregio sarebbe quello di dare un senso a questa crisi, ammettere che la strada che stavamo percorrendo aveva perso di senso e di umanità, e questo rappresenterebbe l’inizio di una nuova era; se gestito bene un periodo così porterebbe finalmente ad una unità di obiettivi e di intenti da parte di tutta la comunità europea che potrebbe anche contagiare l’intero pianeta, visto che la globalizzazione è ormai una realtà (oggi sbilenca ma pur sempre una realtà).
Il secondo pregio sarebbe che in uno scenario nuovo per tutti, con regole più eque e solidali, le imprese e le persone potrebbero trovarsi a vivere in un mondo dove le differenze sociali ed economiche si assottiglierebbero, offrendo più opportunità per tutti (tranne che per chi compone l’oligarchia economica odierna).
Il rischio più grande di questa strada è che oggi è praticabile solo con un’unanimità di intenti da parte degli Stati dell’Unione, mentre da soli sarebbe una battaglia impari e dolorosissima…
Comunque sia, se questa strada sarà quella a prevalere, probabilmente per le imprese l’Agenda 2030 e la Sostenibilità saranno i concetti che esploderanno (in senso positivo), e chi sarà capace a credere e volare su questa direttrice, sarà anche chi riuscirà ad avere maggior successo sul mercato .
“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla” (Lao Tzu).
Non è intenzione da parte di ReHoRē indicare la strada giusta, perché nessuno è oracolo, ma l’Associazione è sempre disponibile ad accogliere le vostre riflessioni e a supportarvi nella strategia verso la via in cui credete di più.
L’unica cosa che ci sentiamo di suggerire (ed è questo uno degli obiettivi principali della nostra associazione) è che Sostenibilità e Responsabilità Sociale di Impresa saranno sempre più presenti nel palinsesto economico mondiale. Noi siamo qui per accompagnarvi su questa strada! In questo clima di incertezza, è meglio prepararsi sia il piano A che il piano B. Ciascun imprenditore può liberamente credere quale delle due vie sia la migliore oggi, ma la sua impresa dovrà sopravvivere ad un periodo dove le due vie conviveranno. Un periodo di tensioni dove la flessibilità (intesa come capacità di adattarsi rapidamente) accompagnerà comunque la strada prescelta.
L’autore di questo articolo è Stefano Maida – Maidatelier, presidente Associazione ReHoRé
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